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vendredi 17 avril 2009

Firenze Centro


Firenze è una grande capitale culturale ma, a differenza di altre città, in essa è ancora possibile rintracciare e vivere qualcosa che le altre città, o metropoli, hanno perduto, o forse, nemmeno lontanamente, hanno mai avuto : il centro. Poiché Firenze conserva, fra due piazze, un ponte e qualche via, un centro vitale e fervido in cui batte il cuore della città. Basta sedersi ai tavoli di uno fra i tre famosi caffè di Piazza Repubblica (Gilli, Patzowski, Giubbe Rosse) fra il tramonto e le prime ore della notte. Sugli stessi tavoli, appoggiandosi agli stessi schienali, ecco dapprima i vetusti esemplari della borghesia cittadina che sorseggiano l'aperitivo. Un ottantenne con le dita inanellate, la consorte dai capelli sfumati color pervinca che risponde con il capino ai cenni di saluto di altre ottuagenarie che entrano. Più tardi l'ambiente umano trascolora nelle tinte dei neri e dei grigi. Entrano i commessi dark delle boutique del centro che, da un po', hanno la consuetudine di ospitare nelle vetrine interventi di giovani artisiti internazionali. Eleganti e trascurati, come solo sanno essere i più fedeli adepti delle ultime waves di moda filofrancese e filonipponica. Hanno appena chiuso i negozi e parlottano a gruppi, decidendo quale sarà l'andamento della nottata. Verso le otto e mezzo arrivano invece i rampanti, cercano gettoni per telefonare, vestono all'inglese come ogni giovanotto fiorentino per bene ama fare da generazioni, sorseggiano spumante italiano. Poi arriva la fauna in attesa del cinema, arrivano i ragazzotti di periferia in sella alle loro moto truccate, arrivano i gruppi di soldati che passeggiano avanti e indietro, senza il coraggio di entrare in un bar. Di ora in ora, la piazza cambia storia fino al grande mescolamento e alla promiscuità della notte, quando i ragazzi escono dalle discoteche e, ancora qui nel centro, vengono a cercare sigarette e tramezzini e il caffè delle tre del mattino. Le ragazze escono accaldate dal vicino Jab Jum, i gay dal Tabasco, gli yuppie dalle discoteche della collina sulle le loro Range Rover. In alto, sopra la piazza, l'orologio elettronico segna ora, giorno, mese e temperatura. I segnali luminosi rosseggiano intermittenti, la luce pulsa a intervalli regolari. I tassisti parlottano davanti alle loro auto bianche. Anche le ultime frequenze di vita si affievoliscono. Cala il torpore, la stanchezza. Il centro della città, il suo vecchio cuore millenario si irrigidisce nel silenzio e, privo di vita, ancora una notte si accascia.
[1986]

Pier Vittorio Tondelli Un week end postmoderno, Bompiani, 1990.

Source de l'image : Site Flickr.

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